Walter Rossi Corteo 1977-2017

WALTER ROSSI
MILITANTE COMUNISTA
UCCISO DALLA VIOLENZA  FASCISTA
30.09.1977-30.09.2017
Quest’anno, in occasione del quarantennale dell’omicidio di Walter Rossi, Sabato 30 Settembre, ci sarà una grande giornata antifascista:

– ore 9.00, cerimonia istituzionale a Piazza Walter Rossi, ridipingiamo il murales con Invisibile (progetto di street art);

– ore 16.00, appuntamento alla lapide in Viale delle Medaglie d’Oro, un fiore per Walter;

– dalle ore 17.00, concentramento a Largo Millesimo Viale dei Monfortani per poi partire in corteo ed arrivare a Piazza Walter Rossi;

– all’arrivo del corteo in Piazza Walter Rossi, festa popolare con musica, racconti e ricordi.

WALTER VIVE NELLE LOTTE!

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Teppa – Documento Finale

Teppa – Documento Finale

A pochi giorni dalla fine del lungo percorso di “Teppa” è doveroso fermarsi un attimo per tirare le somme di quello che è stato, del percorso politico intrapreso e di dove esso ci ha portato. Il dibattito tenutosi il 20 aprile al Lucernario della Sapienza è stato estremamente importante per problematizzare i nodi con i quali avevamo aperto il dibattito stesso e ha inoltre favorito la creazione di altri interrogativi che speriamo abbiano una risposta nell’indicazione pratica che saremo, collettivamente, in grado di dargli. Come già avevamo delineato nel documento di lancio del festival: la fase storica che attraversiamo restituisce una serie di nodi critici: allargamento della forbice sociale, crescita esponenziale della disoccupazione, sempre maggiore precarizzazione del mondo del lavoro, riduzione dei servizi minimi, destrutturazione del welfare e annullamento di qualunque tipo di ammortizzatore sociale. Questi nodi hanno una loro applicazione specifica e evidente nella metropoli: i centri delle città diventano esclusivamente i luoghi della vita economico-finanziaria mentre le periferia vanno sempre di più a caratterizzarsi come immensi agglomerati di cemento in cui stipare proprio quella larga fetta della popolazione improduttiva o destinata a forme di occupazione flessibili e “smart” che il mercato impone. In queste zone parimenti, si assiste a una vera e proprio crisi della politica: con la fine del “partito di massa” spariscono ormai definitivamente tutti quei presidi istituzionali territoriali, sedi di associazioni, partiti, sindacati, che ricoprivano il ruolo di cinghia di raccordo tra la popolazione e il piano istituzionale della politica. Rapporto che è stato affidato a un sempre maggiore clientelismo fatto di favori e concessioni tra personaggi della politica locale e fette più o meno larghe della popolazione (es. municipalizzate Alemanno). Un metodo anche questo entrato in crisi come è emerso con l’inchiesta Mafia Capitale e che in realtà nessuno vuole mettere in discussione fino in fondo, né la magistratura né il Movimento 5 stelle. Il processo Mafia Capitale si sta rivelando un flop e le accuse di mafia mosse contro il cosiddetto mondo di mezzo stanno cadendo pezzo dopo pezzo. Per quanto riguarda il sindaco Raggi, invece, la vicenda dello stadio della Roma dimostra una chiara linea di continuità con le vecchie modalità di amministrare la Capitale. Quindi quando parliamo di crisi della politica parliamo sicuramente della possibilità di elargire le risorse di controllo delle sacche di disagio periferiche: l’ultimo scambio voti/posti di lavoro risale all’assunzione di massa degli autisti dell’Atac da parte dell’amministrazione Alemanno. Oggi le risorse clientelari sono poche ed è ancora peggio perché sta producendo una lotta fratricida per accaparrarsele scatenando quella famosa guerra tra poveri alimentata dalle propagande razziste di fascisti e polizia. Proprio in questo quadro, infatti, nascono e affondano le loro radici quei fenomeni a cui viene dato il nome di “populismi”, i quali, lungi dal relegarli in una dialettica formale delle parti, dovrebbero essere indagati a partire dalle condizioni reali della loro formazione, li proprio in quella crisi del welfare e politica che vivono le nostre città e i nostri quartieri. Inoltre, avevamo individuato, nelle discussioni precedenti il festival, un altro nodo centrale nella discussione: quello che avevamo chiamato “crisi della militanza”: intendendo con questa parola il fatto che un certo modo di intendere la militanza, antagonista e antifascista, all’interno dei nostri quartieri sembra aver esaurito la sua potenzialità. Esperienze come quelle dei Centri Sociali, per esempio, che per decenni hanno rappresentato la possibilità dell’alternativa all’interno dei territori, possono essere messe in discussione alla luce delle criticità attuali. La dove esistono sono stati e sono porto franco nelle metropoli ma possono essere, oggi, presidi di resistenza se traslati anche al di fuori dell’autogestione e delle attività alternative che da sempre sono punto di forza di un’esperienza politica sotto costante attacco da parte delle amministrazioni comunali e governative in nome di una presunta legalità o per necessità inaccettabili di sanare debiti comunali a discapito delle conquiste comuni. Allo stesso modo di come le esperienze degli studentati occupati del post crisi all’interno della più grande lotta per il diritto all’abitare non abbia avuto la capacità di riprodursi nelle contraddizioni dello scenario metropolitano più ampio e sotto i colpi della repressione delle lotte sociali apparendo isolate e poco riproducibili. Allora di quali strumenti dotarsi? Quali possono essere i metodi e le metodologie? Quali le pratiche che ci portino ancora una volta a poter incidere sulla nostra vita e su quella della collettività che con noi abita i territori? Non esistono, probabilmente, ricette certe, né l’intenzione di questo documento è quello di indicare una via, troppe ne sono già state indicate e troppe ci hanno portato di fronte a vicoli ciechi. Quello che si tenta di fare è, alla luce del confronto con realtà provenienti dal tutto il mondo, provare a costruire insieme una cassetta degli attrezzi che ci aiuti a leggere le contraddizioni del presente e ad agirle. L’esperienza delle banlieu francesi raccontate dal collettivo Antifa Paris Banlieu che ci ha raccontato, durante l’iniziativa, di come la lotta contro la legge sul lavoro si è trasformata in un legame importante tra centro e periferia contro lo stato di emergenza e la violenza della polizia. L’esperienza dei compagni della MM Boxe di Rio Claro (Brasile) che ci ha riportato come lo sport possa essere uno strumento indispensabile per il confronto quotidiano soprattutto con i giovani che abitano nelle periferie e uno strumento pedagogico faticoso ma efficace per la crescita collettiva verso il rispetto degli altri e contro la violenza di genere. L’esperienza delle realtà romane, non tutte, che hanno provato in questo confronto a inserire dubbi ma anche risultati positivi del proprio intervento quotidiano. Infatti, nel provare a costruire questa metodologia si è partiti da un dato: i quartieri che viviamo e i territori che attraversiamo non sono luoghi vuoti, non devono essere interpretati come “secchi da riempire”; sono luoghi carichi di una storia e di senso di appartenenza. Riscoprire questa storia, una storia che spesso è storia partigiana, basti pensare all’importanza che ebbe la resistenza al nazifascismo nella creazione del senso di comunità all’interno delle borgate romane, è fondamentale per riuscire a risvegliare un tessuto di resistenza che si riorganizzi nei territori delle città. Partendo proprio da questa memoria storica pensiamo sia fondamentale e doveroso interrogarsi sul senso e il ruolo che deve avere il concetto di identità territoriale. Concetto che ha importanza primaria nella creazione di una comunità ma che comunque rischia spesso di diventare arma a doppio taglio prestandosi a veicolo di ideologie di stampo fascista e xenofobo. Risvegliare quindi un’identità che sia legata all’abitare un territorio e a volerlo difendere, una identità che si fondi appunto su quella memoria storica partigiana che è retroterra comune a tanti quartieri popolari che abitiamo. Tutti questi nodi, individuati a partire da un rapporto stretto sia con i compagni venuti da fuori Italia, sia con tutte quelle realtà politiche nate e cresciute proprio in quei quartieri popolari e che sono la prova vivente di comunità nata da una memoria collettiva, rimangono aperti e problematici, non sono una ricetta preconfezionata e non vogliono esserlo, si portano dietro la necessità di essere messi immediatamente al vaglio della prova pratica. Sporcarsi le mani nelle contraddizioni del presente è la condizione necessaria e non sufficiente per riuscire a affrontare la miseria della politica e dell’economia moderna, penala marginalità o la sparizione di una certa opzione politica collettiva.
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Teppa Fest 2017

TEPPA FEST 2017

Finalmente online il PROGRAMMA COMPLETO de Teppa – Festival delle Resistenze Metropolitane


Giovedì 20 aprile: Teppa Day 1

Dopo un percorso di avvicinamento che ci ha portato ad attraversare i nodi cruciali e a toccare con mano le contraddizioni dei nostri tempi, a “La Sapienza” inizierà il tanto atteso festival che durerà fino alla notte successiva.
A sancire l’inizio di questa kermesse, alle 13.30 ci sarà un pranzo sociale al pratone in cui apriremo ufficialmente il festival !
Pranzo Sociale al pratone e apertura TEPPA Festival

Una volta terminato questo primo momento di convivialità, alle 16.00 si entrerà nel vivo col primo dibattito “Antifascismo e territori: sviluppare nuove forme di resistenza nei quartieri popolari”.
In questo verranno affrontate proprio quelle contraddizioni di cui abbiamo parlato all’inizio grazie ai contributi e al vissuto delle molteplici realtà che vi hanno aderito e che ci consentiranno di muoverci sia sul piano locale che su quello globale grazie anche alle presenza internazionali: infatti, oltre ai collettivi e alle realtà promotrici del festival quali Progetto DegageCasale Alba DueSport Popolare, l’Ex51,Leggi Scomodo ed ai compagni del Tufello ci saranno i compagni di Pisa, i greci dell’ Asteras Exarchion, la squadra di calcio popolare della piazza più conosciuta della capitale ellenica, i francesi di Action Antifasciste Paris-Banlieue ed i nostri compagni da Sao Paulo del Brasile, col loro interessantissimo progetto Boxeo Autonomo pronti a esporci il punto di vista di un mondo geograficamente così lontano, ma idealmente molto affine.
Successivamente alle 19.30 proietteremo Gli Occhi Di Renato – Io non dimentico a cura del percorso “Io non dimentico” con la presenza del “Comitato Madri per Roma Città Aperta”.
Le madri ci ricorderanno, qualora ci fossero ancora dubbi, quali sono le vere minacce e le vere piaghe delle nostre strade; nel frattempo la nostra cucina aprirà i battenti con i propri piatti di qualità a prezzi popolari e sarà aperta in entrambe le serate per tutta la notte.

Alle 22.30 inizierà il concerto conclusivo della prima giornata. Teppa vol1: Dr. RingDing/Arpioni/Contromano/Tacita/No more lies

Per essere più in sintonia con l’epoca d’oro degli artisti che si alterneranno sul palco lo abbiamo scelto, per definirlo al meglio, il termine “combat”: sonorità che varieranno dall’Hardcore dei No More Lies e all’OI! dei Tacita fino al reggae del tedesco Dr. Ring Ding e conterrà anche due “reunion” di spessore attesi dai kids più attempati, quella dei bergamaschi Arpioni col loro ska e quella dei “Contromano”, beniamini di casa che per la gioia dei tanti fans orfani del loro combat-folk torneranno a suonare insieme in un vero e proprio concerto dopo tanti anni proprio per questa occasione.
A concludere la serata, poi, djset a cura del Pinche Perro !
La prima serata musicale con:
No More Lies
Tacita Rock Gang
CONTROMANO
Arpioni
Dr. Ring Ding
Djset till late feat. El Pinche Perro aka Malverde.

Entrata a sottoscrizione libera.
Tutti gli introiti del festival saranno utilizzati per le spese legali degli antifascisti militanti.

Venerdì 20 sarà la seconda giornata del festival, Teppa Day 2.

Dapprima incentrata sullo Sport Popolare (che riteniamo uno dei principali veicoli di interazione e integrazione nei nostri quartieri, capace di infondere quei messaggi essenziali per resistere alla retorica dell’offensiva razzista e alla mercificazione dei valori basilari) sposteremo il tema sull’informazione (cartacea?) e sulla cultura fatta dal basso, con i ragazzi di Scomodo e tanti, interessanti, ospiti. “Giornalismo cartaceo e informazione dal basso” sarà il titolo della conferenza e questo l’evento facebook:
Giornalismo cartaceo e giornalismo dal basso – TEPPA Festival

Nello specifico la giornata di sport Popolare Sport Popolare alla Sapienza – TEPPA Fest vedrà nella sua struttura, dalle 16 alle 19:30, lezioni di Taekwondo, un torneo 3 vs 3 di Basket, una lezione aperta di KickBoxing, una Roda aperta di Capoeira, esibizioni di boxe giovanile (6-13 anni) e un Match di Boxe ufficiale F.P.I., organizzati da tutte le palestre popolari della nostra capitale.
Qui sotto il programma della giornata di sport, non perdetevela!

Dalle 16:00
– Lezione di Taekwondo, Capoeira
– Torneo Basket 3 vs 3
-Laboratorio di Brake-Dance + esibizione di Urban Force Kids
Dalle 17:00
– Lezione aperta di KickBoxing
– Roda aperta di Capoeira
– Esibizione di Boxe Giovanile (6-13 anni)
Ed alle 17:30
–> MATCH DI BOXE ufficiale F.P.I. <—

Le palestre coinvolte sono la Palestra Popolare Valerio Verbano, Revolution Palestra Popolare, Quadraro Gym, Palestra Popolare San Lorenzo e la Palestra Popolare Quarticciolo

In conclusione alle 22.30 concerto rap! Teppa VOL.2
Teppa vol2: Afu-Ra/DjFastcut & DeadPoets/ClaverGold/DjIceone

Dopo tanti anni, tornerà in Italia uno dei veterani della scena rap a stelle strisce: Afu Ra, una vera e propria leggenda vivente che verrà preceduto da Claver Gold, Dj Fastcut, Daniele Wiser Keegan , Sgravo, Suarez, Nacapito, Lord Madness, William Pascal, Johnny Roy, Mask Mr. Mine, V’aniss, con degli ospiti a sorpresa che rappresenteranno la ciliegina sulla torta. L’evento vedrà anche la presenza dei parigini della Première Ligne (Skapel, E. One & Akye) e si concluderà col dj set di Ice One.
La seconda serata con:
Afu-Ra “The poisonous Taoist” from Gang starr Foundation (NY)
CLAVER GOLD
DJ FASTCUT w/ “Dead poets”
Daniele Wiser Keegan
SGRAVO
Suarez Nacapito GdbFamija
LORD MADNESS
William Pascal
Johnny Roy
Mask
MR MINE
V’aniss
+ guests a sorpresa

Open: Urban Force Crew
Première Ligne (Skalpel, E.One & Akye) from Paris
Dj Set: Iceone

Entrata a sottoscrizione libera.
Tutti gli introiti del festival saranno utilizzati per le spese legali degli antifascisti militanti.

La teppaglia vi aspetta, ci vediamo il 20 ed il 21 aprile alla Sapienza! Non mancate!

TEPPA – FESTIVAL DELLE RESISTENZE METROPOLITANE 2017 in ricordo di ANDREA BELLINI e la sua banda

Durante i due giorni del Festival ci saranno banchetti di serigrafie e case editrici indipendenti, dibattiti, sport popolare, servizio cucina…

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Emanciparsi dall’emancipazione emancipata!

Emanciparsi… dall’emancipazione emancipata!

Letture, proiezioni, dibattito:

Mary Brave Bird
Donna Lakota
Messico
Lupe La Camelina

Le costruzioni che riguardano la “razza” e il “sesso” si rimandano l’un l’altra. I meccanismi di oppressione messi in atto sono molto simili come sono molto simili i percorsi di repressione, di addomesticamento e di coinvolgimento nelle strutture di potere.
“L’istituzionalizzazione, la trasformazione della nozione di gruppo naturale in categoria ratificata dallo Stato non è stata il risultato di saperi scientifici […] ma del giuridico. La razza diviene una categoria legale effettiva come categoria della natura (categoria originaria non divina e non socio-umana) alla fine del XIX secolo negli Stati Uniti (le leggi Jim Craw), nel 1935 nella Germania nazista (le leggi di Norimberga), nel 1948 in Sud Africa (leggi dell’apartheid) […]. In tal modo il carattere “naturale” (la razza e il sesso) essendo divenuto una categoria legale interviene nei rapporti sociali come tratto costrittivo e imperativo”.

Il neoliberismo che è la forma compiuta ed attuale del capitalismo nella sua necessità autoespansiva non può che distruggere le economie altre. Questo si proietta nel rapporto con le altre culture nei cui confronti non c’è rispetto delle peculiarità, ma solo una forma di cannibalismo culturale a conferma che il capitalismo è anche metabolismo sociale.
Non a caso i due popoli più perseguitati sono negli Stati Uniti le/ i native/i e nell’Europa occidentale le/i Rom perché entrambi sono quelli che più si oppongono questo progetto di integrazione.
Questa è l’operazione in atto anche nei confronti di noi donne, è questo che intendono per emancipazione/integrazione, l’adesione ai valori della società patriarcale e alla sua strutturazione sessista, classista, razzista.
Con l’emancipazione usata come fine e non come mezzo, le donne che ricoprono un ruolo nelle istituzioni, ma anche quelle che a vario titolo si identificano con i meccanismi di questa società, le donne in carriera che credono nella meritocrazia, nell’autorità, nella gerarchia, quelle in divisa che lavorano nelle istituzioni totali e nel controllo, quelle che usano la professionalità per contribuire all’assoggettamento delle personalità così dette “devianti”, tutte quelle che si prestano ad essere veicolo privilegiato del pensiero unico dominante perpetuano l’oppressione su tutte le altre donne.
Questo comporterà necessariamente sempre un gran numero di donne la stragrande maggioranza emarginate e oppresse in diverso grado a seconda del dato biologico, censorio, etnico. Il paradiso è promesso e non raggiungibile per tutte, solo per quelle che si prestano a tenere nell’inferno la stragrande maggioranza delle altre.
Le così dette “democrazie occidentali” hanno impostato in questi anni, attraverso la socialdemocrazia riformista un meccanismo tanto perverso quanto efficace, con la strumentalizzazione dei diritti umani, delle donne e delle diversità, sia sul fronte interno che sul fronte esterno, creando una società dell’antirazzismo razzista, dell’antifascismo fascista, dell’antisessismo sessista.
È necessario smascherare questi meccanismi perché il femminismo o è liberatorio o non è.

A seguire aperitivo

https://coordinamenta.noblogs.org/

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Sportpopolare sulla Stella Rossa Valle Aurelia

Album di famiglia: la Stella Rossa Valle Aurelia

da http://www.sportpopolare.it/index.php?option=com_content&view=article&id=268:album-di-famiglia-la-stella-rossa-valle-aurelia

Valle Aurelia è un quartiere di Roma nord-ovest, a pochi chilometri dal Vaticano e dal suo Cupolone.

Da sempre contraddistinta dalle sue fornaci, che davano da lavorare a numerosi abitanti locali e che la facevano conoscere nel resto di Roma come “Valle dell’Inferno”, la zona è, ancora oggi, una delle più popolari della Capitale.

Lo stesso aggettivo “popolare” ha contraddistinto, negli anni passati, vari ambiti del quartiere e non ha risparmiato nemmeno quello calcistico. Un esempio in questo campo può essere quello della Stella Rossa, una squadra di calcio popolare creatasi a Valle Aurelia negli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale.

La Stella Rossa era la squadra del popolo dei valligiani, nominativo con cui erano chiamati gli abitanti della Valle. Una team sportivo che, a partire dal nome, portava avanti ideali politici ben precisi: quelli comunisti.

Non era nata per caso ma con scopi già prefissati. I comunisti infatti cercavano di usarla come mezzo per diffondere ancora di più i loro ideali politici in un momento abbastanza delicato per il partito fondato nel 1921 da Antonio Gramsci.

D’altronde, in una zona in cui il PCI ha sempre ottenuto la maggioranza dei voti, era difficile, soprattutto con un nome così, andare contro valori come solidarietà e antifascismo. La Stella Rossa era una squadra del popolo, per il popolo e formata dal popolo.

Per alcuni anni la Stella si iscrisse al campionato regionale e portò avanti quegli ideali comunisti molto radicati in Valle che però, nella città di Roma, non erano ben accettati vista la netta predominanza politica della DC che, pur di ottenere qualche aiuto dal gigante americano tramite il piano Marshall, era pronta a tutto al fine di demonizzare i rossi servi dell’URSS di Stalin e il loro compagno/dittatore a capo del Cremlino. I democristiani erano così impauriti di questa esperienza che fondarono anche loro una vera e propria squadra di calcio popolare per contrastare la temuta “avanzata rossa” anche sui campi di calcio e sugli spalti degli stadi.

Così nacque la Libertas Valle Aurelia coi suoi colori, bianco e giallo, che richiamavano da vicino quelli dello stemma papalino. Nonostante tutto la Stella Rossa fu un esperimento che non tramontò subito e, nel corso della seconda metà del XX secolo, influenzò la nascita di altre esperienze del genere.

Poco dopo venne fondata la polisportiva Valle Aurelia 87 che, seppur non si rifaceva in maniera così chiara al mondo della militanza, aveva tante cose in comune con la Stella Rossa: dalla voglia di dare una qualche opportunità ai ragazzi della zona al bisogno di staccarsi dal mondo “istituzionale” del calcio capitolino che proprio allora, grazie alle imprese della Roma di Falcao, Di Bartolomei e Liedholm, viveva uno dei suoi apici dal punto di vista calcistico.

Oggigiorno, a Valle Aurelia, sono numerose le testimonianze di calcio popolare che cercano, in vari modi, di contrastare il mondo istituzionale del pallone dove, a farla da padrone, sono i diritti tv, miliardi di soldi e determinate società. A tutto questo si è deciso di rispondere con la nascita di numerose realtà del calcio popolare, come la ASD Nuova Valle Aurelia dal giugno 2011 o la USD Le Fornaci nata nell’ottobre 2005.

Tutte queste esperienze si battono quotidianamente per un calcio aperto a tutti grazie ai costi notevolmente più bassi ma anche a concetti quali antirazzismo, antifascismo e aggregazione sociale che, nel mondo ufficiale del pallone, stanno scomparendo ogni giorno di più.

Roberto Consiglio

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Presentazione “Teppa – Festival delle resistenze metropolitane”

Presentazione “Teppa – Festival delle resistenze metropolitane”
Comincia la marcia di avvicinamento verso Teppa – Festival delle Resistenze Metropolitane e non poteva che partire dalla presentazione dell’omonimo libro del compianto Valerio Marchi.
Ne parleremo con Cristiano Armati (Red Star Press – Hellnation Libri) e il Duka.

A seguire apericena e djset All Night Long ft Pataniello (ITR)

Teppa – Festival delle resistenze metropolitane
20-21 Aprile 2017 Università La Sapienza, Roma

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Perché Teppa?

Perché TEPPA?

Teppa. Difficilmente, in quest’epoca della rivoluzione della comunicazione e dalla costante ridefinizione di contenuti e significati, possiamo trovare un simile termine del quale interiorizzare e sentire profondamente nostri tutti i contenuti che esso presuppone.

“Teppa” è il titolo, e se vogliamo anche il protagonista intrinseco, del best-seller di Valerio Marchi, un punto di riferimento imprescindibile per la nostra formazione culturale, in cui l’autore tenta di istituire una genealogia storica tra tutti i casi di opposizione materiale, di conflitto, di ondate di giovani e meno giovani tagliati fuori dai cicli di produzione e dimenticati dalla “splendida cavalcata” della civiltà consumista verso il progresso dal Rinascimento ai giorni nostri; di coloro che non accettavano di vivere passivamente la loro subalternità sociale e di diventare inopinatamente carne da cannone o esercito di manodopera di riserva. Gruppi che dalle periferie, fisiche o concettuali, dell’impero venivano per assaltarne il cuore pulsante, disposti quindi a mettere in dubbio lo status-quo per ribaltarlo e affrontare a viso aperto la narrazione ufficiale con ogni mezzo necessario.

Non solamente attraverso le battaglie d’opinioni, le romantiche, ma poco efficaci lotte contro i mulini a vento di Cervantiana memoria o i vademecum per aspiranti rivoluzionari da imparare a memoria, ma anche sporcandosi le mani e mettendosi direttamente in gioco, facendo uso di tutta quella furia iconoclastica se non espressamente nichilista, cantata dai Bloody Riot del compianto Roberto Perciballi (un altro dei numi tutelari di questo nostro progetto) in “Teppa Life”, pietra miliare del punk italiano e colonna sonora di un’intera generazione di riottosi; anche a costo di subire una pesante stigmatizzazione da parte dell’opinione pubblica e di quei ben pensanti che dai loro trespoli all’interno dei quartieri per bene, hanno sempre appiattito ogni rivendicazione sociale sul piano della delinquenza facendoli diventare così dei capri espiatori su cui riversare tutte le colpe e tutte le ansie della società. Quei così detti “Folk devils” che fungevano e a ben vedere fungono tutt’ora da arma di distrazione di massa permettendo così alla classe dirigente di tenere ben salde le redini del controllo sociale, distraendo l’opinione pubblica dai suoi misfatti perpetrandoli in quello che si vorrebbe un tacito assenso generale ottenuto sulla massa ignava di chi non ritiene necessario alzare la testa per opporsi e lottare in nome della propria dignità quasi senza colpo ferire.

Ma “Teppa” vuole ricordare anche Andrea Bellini, purtroppo venuto a mancare poco tempo fa, e della sua Banda del Casoretto alla cui memoria dedichiamo idealmente questo festival. Con questo quartiere storicamente operaio di Milano, Bellini per quasi tutta la sua parabola politica mantiene un rapporto vero, vissuto quotidianamente da abitante delle periferie che conosce i bisogni e le pulsioni della sua gente, e che gli consente di creare il servizio d’ordine più famoso ed efficiente dei suoi tempi per una Milano che sta vivendo prima delle altre città il cambiamento della propria classe operaia, ( ma potremmo generalmente allargare il discorso a tutte le componenti “antagoniste”) sia dal punto di vista esistenziale che da quello del paradigma politico-sociale, dovendosi allo stesso tempo confrontare non solo con la sbirraglia e coi fascisti, ma con tutti quei “professionisti della politica di movimento”, che per quanto possano cambiare i tempi e i luoghi, li ritroviamo in tutte le declinazioni sempre uguali a se stessi, forti della loro posizione “garantita”, con la spocchia di chi si reputa l’unico custode della verità e dei corretti metodi di fare politica, a pontificare su ciò che è giusto e ciò che è coerentemente rivoluzionario e ciò non lo è, puntando il dito sugli altri senza mai mettersi in discussione, a tutti loro la banda Bellini ha continuato a lasciare le briciole delle gratificazioni dialettiche e dei momenti assembleari per andare a prendersi i gradi sul campo. Il merito principale di Andrea Bellini è stato proprio quello di aver dimostrato che i rapporti di forza si possono cambiare e che proprio in nome della loro genuinità, un gruppo di teppisti provenienti dalla periferia, se adeguatamente organizzati e inquadrati, sono in grado di ridurre al lumicino le velleità salottiere dei soloni della rivoluzione e di mettere paura ai potenti e ai loro cani da guardia, siano essi fascisti o poliziotti, potendo realmente aspirare a concorrere al cambiamento futuro.

È proprio attingendo a piene mani a questo pantheon, che abbiamo deciso di canalizzare il nostro rapporto a quei territori in cui ogni giorno è necessario resistere per mantenere la nostra identità e pensare di passare al contrattacco: in un momento così delicato di attacco frontale da parte delle classi dirigenti nei nostri confronti, appare quanto mai necessario resistere concretamente, tanto alla gentrificazione dei quartieri popolari, quanto agli sfratti che si moltiplicano giorno dopo giorno, ma anche allo smembramento del nostro background culturale e allo sdoganamento della guerra tra poveri che attualmente viene condotta sotto l’egida del razzismo e della violenza squadrista foraggiata dall’assordante silenzio di una c.d. società civile ormai inebetita, ma anche dai soldi dei e dalla compiacenza dei loro finanziatori sempre meno occulti. È per questo preferiamo usare il termine resistenze al plurale.

Ma per non fare la fine dei Templari o di altre comunità autoreferenziali è necessario, oggi più che mai, vivere i territori e non solo attraversarli, sporcarsi le mani e far partire progetti che riescano a ridefinire le nostre coordinate culturali, anche mettendoci più tempo del previsto, nelle quali non può certo mancare quella solidarietà di classe che da sempre è un patrimonio degli oppressi di tutti i tempi e di tutti i luoghi e che proprio per questo, è sotto attacco dal nuovo paradigma neoliberista che ha nel culto dell’individualismo uno dei propri pilastri.

Tuttavia sarebbe fuorviante, e forse più tipico di quei “professionisti” stigmatizzati dal Bellini, supporre di avere la soluzione in tasca e di essere già a buon punto nell’unificazione degli interessi di tutti gli sfruttati, anzi tutt’altro!

Vivere i quartieri e le borgate vuol dire confrontarsi con gente, situazioni e socialità differenti da quelle abbastanza autoreferenziali che noi compagni siamo abituati a vivere nei nostri spazi ed essere ugualmente un punto di riferimento o comunque socialmente riconosciuto dalla comunità; vuol dire avere un confronto in cui a volte si parte con la pretesa di volere insegnare qualcosa e si finisce a essere noi stessi quelli ad aver appreso le lezioni più importanti senza approcciarsi con tabelle di marcia come se si fosse in una fabbrica dove bisogna ottenere obiettivi aziendali, vuol dire mettere in pratica tutte quelle formule scritte nei nostri manuali e declinarli alle imprevedibili (e per qualcuno ancora indecifrabili) dinamiche della strada, vuol dire sporcarsi le mani e sapersi rialzare anche quando si hanno delle rovinose cadute. Cadute che capitano a chiunque abbia provato a mettersi realmente in gioco e a rischiare, ma che non devono necessariamente voler dire la fine dei percorsi, perché essenzialmente vuol dire sperimentare e non fermarsi mai alla propria piccola oasi, ma cercare di mettere in confronto le esperienze metropolitane di varia natura e cercare un comune denominatore che sia da stimolo per migliorarci tutti e riuscire a ottenere quello scatto in avanti per cui dalla semplice, ma non scontata né tanto meno sottovalutata socialità, si riesca a passare a un livello successivo di mobilitazione, attraverso l’organizzazione e la partecipazione diretta alle proprie vite.

Dalla somma di questi postulati, confrontando le differenti esperienze e le differenti resistenze in cui siamo impegnati nella quotidianità e attingendo a piene mani alle nostre radici culturali, a quell’underground che attraverso le sue molteplici forme ed espressione darà vita alle nostre rivendicazioni e sosterrà appunto la nostra resistenza che abbiamo deciso di dare vita a questo festival che, grazie alle sensibilità diverse che si sono coagulate intorno, potrà restituire un affresco della vita della teppa metropolitana del terzo millennio, del rapporto con i quartieri e con chi questi spazi li vive, delle importanti mediazioni della musica e dello sport vissuti dal basso e non come vacche da mungere in nome del business, dell’arte e di tutte le forme di produzione di saperi non convenzionali e di un immaginario coinvolgente in gradi di rivitalizzare un conflitto in crisi (e la cui gestione è demandata a chi non sa davvero cosa farci), che scardineranno quell’opprimente cappa normalizzante che tutti i giorni respiriamo a pieni polmoni per ridare voce ai giovani e a tutte quelle persone di cui nessuno si è preoccupato di garantirgli un futuro, ma che non hanno nessuna intenzione di sperare nella divina provvidenza, ma vogliono scrivere in prima persona il proprio destino.

Teppa – Festival delle resistenze metropolitane

20-21 Aprile 2017 Università La Sapienza, Roma

Saranno organizzati eventi di lancio anche nei mesi precedenti al Festival.

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Pomeriggio di Natale 2016 all’Ex 51

Pomeriggio di Natale 2016 all’Ex 51

Come tutti gli anni invitiamo chiunque volesse smaltire il pranzo di Natale, chiunque volesse fuggire dal parentame, chiunque volesse giocare a carte, chiunque volesse continuare a bere e mangiare, e in generale chiunque volesse passare un pomeriggio in buona compagnia a venire all’Ex 51 per un pomeriggio in compagnia
Vi aspettiamo
Biliardino – carte – dolci – amari – vino – birra

Ai/alle detenuti/e Buon Natale
Agli infami ogni male

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12 ANNI DI OCCUPAZIONE, LIBERAZIONE, AUTOGESTIONE

BUON COMPLEANNO EX 51!
12 ANNI DI OCCUPAZIONE, LIBERAZIONE, AUTOGESTIONE
11.11.2004 – 11.11.2016


PROGRAMMA
Venerdì 11, ore 18
ASSEMBLEA PUBBLICA
LE NOSTRE RAGIONI DEL NO AL REFERENDUM
Per festeggiare questi 12 anni di occupazione dello spazio invitiamo tutt* all’assemblea pubblica sulle nostre ragioni del NO.

L’11 novembre festeggeremo il nostro dodicesimo anno di occupazione, come di consueto, alla cena celebrativa affiancheremo un momento di confronto aperto a tutti; in questa occasione abbiamo ritenuto importante scegliere il prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre come tema della discussione, tenendoci ad esporre e ribadire le nostre ragioni a sostegno del NO e a dibatterne insieme alle persone che animano percorsi che condividiamo e a cui siamo vicini. In questo momento caratterizzato da una campagna elettorale propagandistica guidata dal governo e da una scarsità di incentivi reali al confronto, che non sia quello sterile e condizionato dei talk show televisivi, e alla comprensione di questa riforma, siamo convinti che aprire il nostro spazio per questa iniziativa sia la scelta giusta da fare.

Interverrà una dottoranda in Diritto Costituzionale per inquadrare il tema, quindi proseguiremo con un’assemblea pubblica.
Vogliamo evidenziare le nostre ragioni al NO: le ragioni di chi lavora, di chi è senza lavoro, di chi vive nella precarietà, di chi va a scuola e studia all’università.

C’è chi lavora in nero
C’è chi è sfruttata il doppio in quanto donna
C’è chi è precaria o precario
C’è chi ha dovuto lasciare il suo paese
C’è chi vive in una metropoli inquinata
C’è chi studia in una scuola che crolla
C’è chi non può permettersi i libri
C’è chi farà l’alternanza scuola-lavoro da McDonald’s
C’è chi non si può permettere un affitto
C’è chi non vuole un centro commerciale nel suo quartiere
C’è chi non ne può più di lavori precari e sottopagati
È la mia condizione dico #NO
perché rifiuto tutto questo

A SEGUIRE
CENA SOCIALE con riffa e brindisi!

Tutto il ricavato della consueta riffa di compleanno sarà devoluto alla casa per le spese legali dei compagni e delle compagne processati per i fatti di Magliana del 5 novembre.
La solidarietà è un’arma, l’antifascismo non si processa.
Tutte Liberi

Verso il corteo nazionale del 27 novembre.
#CèChiDiceNO#27NO

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Workshop Teatro dello specchio

Workshop Teatro dello specchio

Forte dell’esperienza formativa presso il C.I. La Cometa, Evelina Rosselli terrà, fra il 23 e il 25 settembre, il workshop Teatro dello specchio. Si tratta di un corso introduttivo della durata complessiva di 3 incontri, all’interno dei quali una ricca serie di esercizi mirati permetterà ai partecipanti di sviluppare nuove capacità di comunicazione, attenzione, ascolto e osservazione. Il possesso di tali capacità, infatti, rappresenta una base imprescindibile per chiunque intenda approfondire lo studio dei metodi e delle tecniche del teatro moderno.

Il workshop ‘Teatro dello specchio’ prende il nome dall’importanza che riveste l’immedesimazione empatica di sé nell’altro, soprattutto sul palcoscenico. Il corso propone un’esperienza della durata complessiva di 3 incontri, all’interno dei quali, attraverso la messa in atto di esercizi mirati, sarà sviluppata la sensibilità di ognuno nei confronti dell’altro e del gruppo. Quest’esperienza è volta a sviluppare le capacità di comunicazione, di attenzione, di ascolto e di osservazione dei partecipanti.

Luogo: Spazio Sociale Ex51 – via Bacciarini 12A (MetroA Valle Aurelia)

Giorni e orari:

Venerdì 23 settembre ore 14.30 – 18.00
Sabato 24 settembre ore 10.00 – 16.00
Domenica 25 settembre ore 10.00 – 12.00

Per la partecipazione è NECESSARIO prenotarsi agli indirizzi riportati di seguito.

Info e prenotazioni:
333 90 35 198 Evelina Rosselli
teatrodellospecchio@virgilio.it

Costo complessivo del workshop: 15 Euro

Grafica di copertina:
Gasparrini Jacopo Ernesto (Broken Torus)

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