Ce lo spiega l’avvocato: il decreto anti-rave

Ce lo spiega l’Avvocato
Rassegna di incontri per capire meglio la legge

I appuntamento – il c.d. decreto “anti-rave”

Martedì 13 dicembre ore 21:30

Ad ogni appuntamento un avvocato ci spiegherà meglio come le nuove e vecchie leggi incidono e condizionano le nostre vite

Che cos’è il c.d. decreto “anti-rave”? In che modo può condizionare le nostre vite? Perché dobbiamo opporci ad esso?

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Giustizia per Hasib!

#Primavalle
Riceviamo e volentieri diffondiamo.La storia di Hasib circola ormai da qualche giorno, se ne parla al bar, davanti le scuole, in fila al supermercato e fra i banchi del mercato. Alcune voci riportano racconti arrivati da terzi mai verificati su di lui, tante altre invece insistono che si tratta di pettegolezzi perché, invece, Hasib è un bravo ragazzo, magari un po’ particolare per via della sua condizione di salute, ma di certo non il tipo di persona che si racconta in queste ore.

Ciò che è certo però è che questo ragazzo è sordomuto e che il 25 luglio 2022 ha accolto in casa sua dei sedicenti agenti di politizia in borghese. I suoi genitori in quel momento sono fuori e insieme a lui c’è solo sua sorella, anche lei affetta da disturbi. Gli chiedono i documenti. Poi, una colluttazione. In pochi secondi Hasib viene pestato a sangue e non si trova più in casa. Hasib è “caduto” dalla finestra. È finito in coma vigile, in una circostanza che è tutta da chiarire.

Iniziano a girare le telecamere, alla ricerca di scoop e dettagli con cui oliare la macchina dell’informazione. “Ma Hasib è bravo o no?” A noi non interessa questa polarizzazione.

Ci interessa condividere con il resto del quartiere una riflessione. La sua storia è quella di un ragazzo che, con la sua famiglia, è assegnatario da qualche anno di una casa popolare nel quartiere e quella di una persona che ha evidenti difficoltà di comunicazione. Possibile che tragedie come questa siano diventate una storia ricorrente, nei quartieri di periferia, come nei paesini di provincia? Possibile che non venga affrontato il disagio sociale di abita uqesti luoghi e che fenomeni di esclusione sociale si traducano sempre più frequentemente in storie che fanno fatica a trovare giustizia? Possibile che un ragazzo sordomuto non sia stato preso in carico dai servizi sociali del territorio e che la sua famiglia si sia fatta carico per tutti questi anni della sua condizione nel disinteresse generale del comune?

Giustizia per Hasib!
Degli abitantə del quartiere

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17 ANNI DI OCCUPAZIONE, LIBERAZIONE, AUTOGESTIONE

17 ANNI DI OCCUPAZIONE, LIBERAZIONE, AUTOGESTIONE

SPAZIO SOCIALE OCCUPATO EX 51

Sabato 20 novembre dalle ore 19
Giardini dei Palazzi Rossi – Valle Aurelia (ingresso da Via Stampini)

17 anni di Occupazione, Liberazione e Autogestione
Ex 51

Festa, cibo e musica

#Ex51 #ValleAurelia #ValledellInferno #Compleanno

 

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11.11.2004 – 11.11.2021 Auguri Ex 51

11.11.2004 – 11.11.2021
17 anni di Occupazione, Liberazione, Autogestione

Oggi è il nostro anniversario: anni di lotte, di presenza nelle strade, di iniziative, di musica, di cultura, di comunità.
A breve comunicheremo come vogliamo festeggiare questo compleanno.
A presto,
Ex 51

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Roma: Storie di soprusi firmati Cinema America

Prendiamo nuovamente posizione sui fatti avvenuti negli ultimi anni, e in particolare nel luglio del 2020, a seguito della notizia di ieri, riguardante la messa agli atti processuali di un video che mostra una diversa dinamica della pretesa aggressione ai danni del presidente del Cinema America.
Pertanto condividiamo e sottoscriviamo il comunicato dell’Osservatorio Repressione.

Roma: Storie di soprusi firmati Cinema America

«Dire la verità, arrivare insieme alla verità, è compiere azione comunista e rivoluzionaria.» A. Gramsci

Roma: Storie di soprusi firmati Cinema America

Ci ritroviamo a dover scrivere questo comunicato in maniera collettiva in quanto si è arrivati a un punto in cui, per forza di cose, è diventato necessario rendere pubblici alcuni avvenimenti che crediamo essere veramente gravi. Inoltre l’incombenza processuale ci costringe a farlo in questo momento.

Nell’ultimo mese, infatti, si è tenuto il primo atto del processo contro il famoso “stalker” di Valerio Carocci e l’1 dicembre ci sarà il processo.

Negli ultimi mesi Carocci ha provato, tramite varie personalità del “movimento” romano, a cercare un contatto dicendo che non voleva andare avanti sul processo, chiedendo in cambio di non sollevare mai più polemiche sulla sua persona. Per chi ci legge è bene chiarire: un contatto con chi? Chi siamo noi?
Siamo semplicemente una parte di questa città che non appoggia apertamente l’esperienza del cinema America, non la supporta e crede al contrario che non sia un’esperienza virtuosa. Alcuni di noi erano nel collettivo del Cinema America, altri ci hanno avuto a che fare negli anni, altri ancora lavorano nel mondo del cinema, dell’organizzazione di eventi e nell’ambito culturale e tutti noi ci siamo scontrati, quindi, in maniera diversa con questa realtà.
Tornado a quanto si accennava: dopo il tentativo di contatto da parte di Carocci alla ricerca di qualcuno che potesse “mediare” con la persona accusata da lui stesso, non trovando risposta, Carocci non ha ritirato la denuncia e alla prima convocazione il suo avvocato non ha voluto certamente mediare, al contrario ha aumentato il numero di accuse dando del mafioso a questo pericoloso “stalker”. Ci sembra quindi necessario ricostruire i fatti dal principio visto che fino ad oggi l’unico a parlare è stato solo ed unicamente Carocci, per mezzo stampa e con una grandissima copertura mediatica. Nessuno ha mai pensato di sentire l’altra campana, così adesso risponderemo a ogni singola accusa:

“Non lo conosco, mi insulta senza motivo da anni”

L. (il famoso stalker) insieme a molti di quelli che oggi scrivono questo comunicato, ha fondato il Cinema America, ovvero la prima occupazione del Cinema America, nata da una campagna chiamata “Transtinvaders” che coinvolgeva varie realtà tra cui, tra le principali, l’assemblea “Giovani al centro”, di cui L. e Carocci erano componenti.
Il cinema America fu occupato ben due volte e in queste occasioni sono stati denunciati molte persone, di cui alcuni di quelli che oggi si ritrovano a scrivere qui. Nel cinema poi fu molto presente la realtà di Ri-pubblica che coinvolgeva il CRAP (comitato romano acqua pubblica) e vari comitati che ragionavano di come rendere il cinema uno spazio comune.
I primi problemi con Carocci nacquero qui, quando lui aveva la necessità di stabilire la sua leadership e quindi far fuori qualunque forma collettiva che tentasse di portare avanti quell’esperienza.
Se non fosse per i problemi con i fascisti che frequentavano il quartiere che lo costrinsero a tenersi buone molte di quelle realtà a cui chiedeva di farsi difendere durante le serate, finché qualcuno non si è fatto male e Carocci è corso ai ripari dissociandosi totalmente dai fatti, andando inoltre a segnalare alla DIGOS di Roma chi fosse partecipe a questi fatti. Ma questa è acqua passata e tutto sommato può essere similare a molte storie avvenute dentro Roma, ma serve, secondo noi, solo a costruire il primo tassello di una realtà costruita sulla totale menzogna. Negli anni, infatti, il vizio di Carocci di cacciare chiunque partecipasse al suo collettivo (che poi è diventata un’associazione) non è scomparso, infatti sono decine le persone che abbiamo incontrato cacciate da Carocci per aver sollevato il benchè minimo dubbio sul suo operato o, per esempio, sul fatto che si parlasse sempre e solo di lui e poco di chi magari faceva turni di lavoro molto lunghi in maniera volontaria o scarsamente retribuita.
Questo per dire che Carocci L. lo conosce, e anche bene.

“Sono stato preso al collo, strattonato e buttato a terra”

Questa la dichiarazione di Carocci in merito alla famosa aggressione da cui parte il processo per stalking ai danni di L.
Peccato che…
C’è un video, fatto dalla telecamera di una banca, che riprende tutta la scena.
Questo video è agli atti e si vede benissimo che L. si avvicina, dice qualcosa a Carocci che è in motorino dopodichè si allontana e se ne va.
Nessuna traccia di questa presunta aggressione.
Nel processo però Carocci ha una testimone che giura di aver assistito all’aggressione così come Carocci la descrive. A questo punto ci pare evidente che tutta la narrazione di Carocci, che parte dall’aggressione, si fondi su una totale falsità.

Ma nonostante L. lo abbia sempre detto, le parole di Carocci sono bastate a far posizionare buona parte della sinistra di questa città. Quale sia il motivo di questi posizionamenti di ufficio ci sfugge, o forse non ci sfugge affatto ma non è l’oggetto di questo scritto.

Come si è arrivati alla scorta?

Agli atti di questo processo è presente un fascicolo che abbiamo avuto modo di leggere e studiare.
In questo fascicolo sono raccolti screenshot di qualunque tipo di post sui social sia stato fatto contro la realtà del cinema America. Qualunque tipo si intende dal post di critica articolata fino alla battuta o l’insulto.
Il fascicolo è diviso in capitoli che corrispondono a persone e (in questo fascicolo) c’è buona parte del movimento romano, dalle madri per Roma città aperta fino a compagni impegnati in battaglie sindacali, territoriali e solidali, insomma ci siamo tutti.
Doveroso è specificare (visto che non siamo come Carocci) che da questo fascicolo non sono partite denunce. Si tratta di una grande mole di screenshot raccolti dal suo gruppo di amici (negli screen infatti sono visibili i nomi di chi li ha fatti dal proprio account, tutti facenti parte del Cinema America) e consegnati alla DIGOS, sulla base dei quali si richiede quindi la protezione e la scorta.
Sarebbe divertente un giorno proiettare questi screenshot per mostrare l’inconsistenza su cui si fonda questa misura. Infatti in tutti questi insulti e critiche non si vede una sola minaccia. Si capisce perciò che anche quella della scorta è stata una vera e propria ricerca a cui il suo avvocato, anche sta volta, si è prestato. Tutta voluta dalla mitomania egocentrica di Valerio Carocci, un personaggio ormai pubblico che deve il suo essere “famoso” a vicende di cronaca perlopiù pompate in cui per anni, sempre a ridosso del “cinema in piazza” ha fatto la vittima, e tutti lì, ogni anno, a portare solidarietà.

Un uso privatistico delle forze di polizia e degli strumenti normativi:

Denunciamo, inoltre, l’utilizzo strumentale e privatistico degli strumenti normativi e “legali” da parte di Valerio Carocci, che ha negli anni querelato chiunque avesse detto una sola parola sul suo conto, cercando di creare un clima di intoccabilità e ricatto e creando la situazione per cui oggi, chiunque, ha paura a esprimersi criticamente verso la sua esperienza per paura di ritorsioni essendo ormai lui collegato a giornalisti, a istituzioni e alla DIGOS e potendosi rifare in più modi, avendo già mostrato il suo lato vendicativo.
Su questo dovrebbe riflettere il suo avvocato, a cui si pone una questione etica visto che è andato in tribunale a accusare di “metodo mafioso” chi si è permesso di criticare Carocci, chiediamo a lui se questo clima non gli ricorda qualcosa, che magari più che con la mafia ricorda la Democrazia Cristiana, ma insomma, siamo lì.

Ma aldilà della persona di Carocci, il modello Cinema America è un modello a cui guardare?

Il cinema America è ormai qualcosa che abbiamo visto negli anni accrescersi sempre di più. Se nei primi anni aveva qualche sponsor oggi ne ha decine, se i primi anni prendeva qualche fondo pubblico oggi prende centinaia di migliaia di euro, se prima aveva una piazza ora ne ha varie e inoltre ha un cinema tutto suo.
Sarebbe una bella storia se uno arrivasse da Marte penserebbe: beh a Roma c’è una grande attenzione alle politiche culturali! Pubblico e privato finanziano insieme i progetti e aiutano piccole realtà a crescere!
E invece no, perché mentre il Cinema America cresce sempre di più il resto di Roma muore o rischia di farlo.
Non vi è infatti un solo esempio di una realtà che a Roma abbia goduto di un simile trattamento, ma nemmeno qualcosa che si avvicina.
La regione Lazio, ad esempio, negli ultimi anni ha fatto moltissimi bandi e sono centinaia quelle realtà che nell’ultimo anno sono in attesa di risposta e chi ha avuto la sfortuna di lavorare con i bandi pubblici sa anche cosa voglia dire a livello burocratico e lavorativo. Nel caso del Cinema America però non c’è alcun bando eppure la regione riesce senza problemi, ogni anno, a finanziarli.
Discorso simile si può fare per il ministero delle politiche culturali dove Franceschini, che ha anche un legame di parentela con una ragazza frequentante l’associazione Piccolo America, è riuscito a garantire ogni anno il suo appoggio.
Dopodichè vengono gli sponsor di banche, di privati, della chiesa Valdese e di altre decine di realtà.
Non ultimo un “bando” fatto su misura per il cinema America dove gli si assegna per un numero di anni mai visto il cinema Troisi e sopra ci si mette qualche milioncino da investire per ristrutturarlo.
Questa politica, semplicemente, non ha precedenti e non sarebbe male se fosse replicabile ma il punto è che non lo è.
Crediamo sia da rigettare l’idea che per lavorare nell’ambito culturale in Italia il modello sia questo, ovvero un modello piegato a logiche di partito, a interessi, mitomanie e personalismi dove scompare totalmente il senso vero del lavoro culturale, che dovrebbe invece essere del tutto slegato da queste logiche.

Quale è il prezzo per tutto questo?

Il prezzo è sacrificare tutto il resto, rafforzare il partito che tutto questo può continuare a garantirlo e affossare gli altri. Attenzione perché qui non si parla solo del Partito Democratico ma di un partito più ampio, quello degli interessi su questa città che come abbiamo sentito dire da qualcuno in occasione dell’apertura alla campagna elettorale “aldilà di chi vincerà le elezioni deve garantire una serie di progetti su Roma”.
Il prezzo, da punto di vista culturale, è altissimo. Di fatti il cinema America ha da anni rinunciato a ogni tipo di contenuto radicale, è diventato vetrina del grande cinema e il conflitto lo ha reindirizzato solo contro le realtà culturali più piccole o verso l’universo dei compagni e dei movimenti già in crisi da molti anni.

Perché questo comunicato?

Come abbiamo detto il 1 dicembre ci sarà il processo per stalking a L., un ragazzo che negli anni si è speso nelle battaglie antifasciste, è stato nei percorso e nei progetti solidali con i paesi Baschi e contribuito, come molti, alle lotte territoriali di questa città. Uno che però ha fatto l’errore di insultare Carocci, dicendogli in faccia che quello che stava facendo gli faceva schifo e che aveva cacciato un sacco di persone da quel posto per la sua megalomania. L. oggi si ritrova sotto processo e crediamo che tutti, debbano rigettare questa roba.
Oggi L. ha bisogno di avere solidarietà intorno a lui e che una versione diversa dei fatti esca il più possibile, per questo chiediamo di diffondere questo comunicato in tutti i canali indipendenti e sperando che venga ripreso per mezzo stampa.
Chiediamo inoltre a personalità politiche e pubbliche di aderire e trovare il modo di uscire da questa situazione vergognosa che potrebbe darsi in termini di pene da scontare da parte di L. che a differenza di Carocci non può permetterselo.
A seguire lanceremo un appuntamento benefit per supportare le spese di questo processo e un appuntamento pubblico dove chiediamo la partecipazione di tutti.
Perché qui non si tratta solo di L. ma di tutte le realtà finite sotto il suo mirino e che chiunque abbia frequentato il movimento, anche dopo le tantissime divisioni e scazzi, non può certo venir meno a dei principi basilari. Qui si sta parlando di un’idea di città, dove è bene che esistano differenze ma crediamo sia inaccettabile che scompaia tutto per veder rafforzare una sola persona. Una persona pericolosa.

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Festa sotto i Palazzi Rossi

Festa sotto i Palazzi Rossi

Sabato 9 ottobre dalle 18:00
Giardini Ater dei palazzi rossi
Valle Aurelia

Cibo, musica e politica dal basso

Assemblea pubblica:
“Sanità pubblica dentro e al di là della pandemia”

A seguire jam session jazz
djset

Durante la serata panini con la salsiccia, vegetariani e birre

Ingresso da via Stampini

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Valle Ri-Fiorita resiste e non si tocca

Mentre tutte e tutti noi continuiamo a vivere la crisi sanitaria, economica e sociale che da più di un anno ci attanaglia, il comune e la prefettura non hanno altro da fare che derubricare la questione abitativa a un problema di ordine pubblico.
Questa mattina infatti il quartiere di Torrevecchia a Roma Nord, insieme a tutto il territorio limitrofo, è stato pesantemente militarizzato per effettuare quello che hanno definito “un censimento” dell’occupazione abitativa di Valle Ri-Fiorita, dove da anni trovano un tetto numerose famiglie e singoli. Le pratiche sono state quelle di una prova generale di sgombero, seminando ulteriormente paura in chi già ha una vita precaria, in particolare sui minori, colpevoli solo di rivendicare una vita dignitosa, mentre invece hanno sentito ancora una volta il fiato sul collo di uno stato che punisce e sgombera.
Come già purtroppo accaduto diverse volte in questi ultimi mesi, la sindaca sta facendo la propria campagna elettorale sulla pelle di chi non ha una casa, utilizzando la retorica della “legalità”, della “riqualificazione” e del “decoro”.
A chi ha subito questa mattina minacce e intimidazioni va tutta la nostra solidarietà.
Lottiamo insieme per la casa di tutte e tutti.
Valle Ri-Fiorita resiste e non si tocca.
La casa è di chi l’abita.
INFAME CHI CI SGOMBERA.

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Arresti in Francia: LIBERE TUTTI

Arresti in Francia: LIBERE TUTTI

Questa mattina i governi di Francia e Italia, che evidentemente non hanno altre priorità in questo periodo, hanno effettuato l’arresto di 7 compagne e compagni, attivi negli anni ’60 e ’70, in esilio in Francia. Da una parte un paese che straccia ancora una volta la Dottrina Mitterand; dall’altra un paese che non ha mai deciso di fare i conti con la propria storia e che torna a perseguitare degli ex militanti di organizzazioni rivoluzionarie a distanza di 50 anni. Il motivo è semplice: i cani da guardia dello Stato borghese non dimenticano, ma si vendicano su chi ha scosso le fondamenta del potere costituito e chi, anche per poco, ha fatto in modo che la paura cambiasse campo.
Mentre quotidianamente si affondano le conquiste sociali e i diritti, la propaganda continua a dipingere gli anni, in cui questi furono conquistati, come “di piombo”, dimostrando di non conoscere neanche il film da cui questa espressione è nata.
A tutte e tutti coloro che sono in questo momento sotto arresto va la nostra solidarietà.
A coloro che sono riusciti a fuggire: Vento in poppa ai fuggiaschi!
LIBERE TUTTI

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12.12.1969 – 12.12.2020 Strage di Piazza Fontana Sappiamo chi è Stato

12.12.1969 – 12.12.2020
Strage di Piazza Fontana

Sappiamo chi è Stato

Ricorre oggi il tragico anniversario della strage di Piazza Fontana: 17 morti e decine di feriti in totale.
Non casualmente i terroristi scelsero La Banca Nazionale dell’Agricoltura, frequentata prevalentemente da contadini che venivano dalla provincia di Milano.
Da subito cominciarono gli insabbiamenti, a partire dall’ordine dato ai vigili del fuoco di pulire l’area con gli idranti, al fatto che una seconda bomba inesplosa rinvenuta a Milano fu fatta brillare la sera stessa, alla purtroppo nota voce della caldaia esplosa. Seguirono quindi i depistaggi: la persecuzione travolse il movimento anarchico e che portò all’omicidio di Pinelli e agli arresti di tanti altri militanti, mentre un arcinoto giornalista cominciava la sua scalata proprio indicando per primo gli anarchici come esecutori dell’attentato.
Nel frattempo gli autori, i terroristi fascisti Franco Freda e Giovanni Ventura in primis, insieme agli altri di Ordine Nuovo, ricevevano coperture e favori dai servizi, al punto che tutt’oggi l’hanno fatta franca per quell’orribile gesto. Anche adesso infatti gli apparati dello Stato, non deviati, ma perfettamente organici ai disegni delle classi dominanti di questo paese hanno mentito, insabbiato e depistato fino a rendere quasi impossibile l’accertamento di una verità giudiziaria.
Si apriva con quell’attentato la strategia della tensione: un insieme di azioni, apparentemente isolate, ma congiunte nella direzione di reprimere le classi popolari e lavoratrici e le gioventù rivoluzionarie che già dal 1960 stavano avanzando e conquistando terreno a discapito del capitale.
22 anni separano Piazza Fontana dal 1947, quando terminarono i lavori della Costituente.
22 anni separano Piazza Fontana dal 1991, quando iniziò l’indagine di Mani Pulite.
La storia della c.d. Prima Repubblica Italiana trova il suo centro proprio nella Strage del 12 dicembre 1969.

No, no, no, non si può più dormire
la luna è rossa, rossa di violenza
bisogna piangere i sogni per capire
che l’ultima giustizia borghese si è spenta
Piazza Fontana (Luna Rossa) – Claudio Bernieri

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Aggiornamenti Aula Studio

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