LETTERA DALLA TEPPA
È lunga, lo sappiamo. Non è facile scrivere e riassumere ciò che siamo.
Ma vi chiediamo di arrivare fino in fondo e di diffondere!
Ogni anno, a ridosso del 25 Aprile, organizziamo il Teppa – Festival delle resistenze metropolitane. Quest’anno si è articolato su tre giorni. E’ iniziato con un convegno storico sul Biennio Rosso nella facoltà di lettere e una proiezione al pratone; è continuato con lo sport popolare, che per tutto il pomeriggio di giovedì ha riempito la zona antistante al Lucernario e si è concluso con un concerto venerdì notte.
Tutte le iniziative sono state costruite dal basso, senza il sostegno di nessuno.
In questi giorni abbiamo avuto modo di leggere alcuni articoli pubblicati dal Messaggero. Inchieste sul “campo” a dir poco fantasiose. Negli ultimi mesi sembra che il Messaggero si stia facendo portatore di una campagna contro le forme di socialità giovanile. Al sedicente giornalista che tanto si sta prodigando nel prendere parola su questo tema, vogliamo ricordare alcune delle ultime inchieste che ha portato avanti.
A Marzo dell’anno scorso si scrissero parole dure contro Leggi Scomodo, il giornale cartaceo che per finanziarsi occupa e fa vivere spazi abbandonati della città. Il Messaggero si spese con parole di elogio verso questi ragazzi fino a quando ad essere occupato fu uno stabile di Caltagirone, guarda caso il proprietario del quotidiano. E via a scrivere parole su parole indignate contro questi giovani e contro quelli che chiama “party”.
Questo autunno fu proprio il Messaggero a farsi promotore dello scandalo “xanax” e del video della ragazza che sarebbe stata ripresa mentre faceva sesso tra i banchi del Virgilio. Una campagna che si è sgretolata come neve al sole quando carabinieri e polizia annunciarono che i fatti non esistevano. Nessuno spaccio, nessun video. Tutto inventato.
Nel frattempo la vicenda, costruita sul nulla, si era ingigantita a tal punto da avere portata nazionale: una vera ossessione maniacale per i giovani che si divertono. E rieccoci a commentare una nuova operazione giornalistica, identica alle altre, di chi in malafede costruisce carriere nell’inventare scandali e fake news.
Nelle tre giornate del Teppa, partecipate complessivamente da oltre 5mila giovani, gli spazi universitari sono stati occupati ed autogestiti dagli studenti, giorno e notte. Altro che abusivi, siamo studenti e studentesse che fanno attività politica nella loro università. Abbiamo conquistato l’agibilità necessaria con le nostre attività e campagne a difesa degli spazi necessari alle esigenze degli studenti. Si è addirittura affermato che fossimo in possesso delle chiavi dell’Ateneo, ma quando mai!
Anche un bambino capirebbe la portata di questa bufala.
L’università è un luogo sempre accessibile, tanto che alcune biblioteche sono aperte anche di notte. Nelle nostre iniziative non c’è fine di lucro. Siamo un collettivo che pratica l’autofinanziamento grazie alla sottoscrizione libera delle persone che ci sostengono. Autofinanziamento che serve a realizzare le attività che portiamo avanti. Attaccare le pratiche di autofinanziamento è, ancora una volta, un tentativo di privare chi non ha mezzi economici di fare politica e di prendere parola.
Media, giornali e televisioni, tutti i giorni, strillano notizie sulla disoccupazione giovanile, sul deserto culturale che circonda le nostre città, non si parla d’altro che delle discriminazioni razziali, delle disuguaglianze che crescono, delle prospettive di vita tutt’altro che dignitose che ci aspettano. Tutti parlano dei giovani come dei fannulloni che si girano i pollici dalla mattina alla sera nella sfiducia totale.
Beh, noi non siamo questo.
Siamo studenti che tutti i giorni si spendono nelle lotte per il diritto allo studio e nelle lotte per migliorare le nostre condizioni di vita. Siamo gli studenti che criticano le lezioni frontali e i programmi didattici standardizzati, proponendo cicli di conferenze come Storia Nostra – Cento Anni di Barricate a Roma, Voci dal Kurdistan e Knowledge Against Power Fest.
Siamo gli studenti che, insieme a tante altre persone, autogestiscono il DeLollis Underground, uno spazio limitrofo all’università strappato con la lotta che ha permesso la riapertura di un’ala di uno studentato abbandonato che oggi è riaperto e da alloggi a chi ne ha diritto, che offre aule studio a decine di studenti e laboratori artistici.
Siamo gli studenti che, vedendo le barbarie che stanno accadendo in Siria, si attivano per prendere parola e informare le persone con tutti i mezzi necessari.
Siamo gli studenti che, per ricordare e mantenere vivi gli insegnamenti della resistenza, costruiscono un festival antifascista partecipato da migliaia di persone. Siamo gli studenti che, nell’organizzare il concerto, permettono a decine di giovani di esprimersi e di suonare di fronte a tantissime persone superando le logiche del mercato della musica.
Parliamo di Sovverti la Metropoli, un progetto musicale del quale facciamo parte. Al De Lollis c’è uno studio di registrazione gratuito che permette a tantissimi di fare musica. Nei concerti permettiamo a questi ragazzi studenti della Sapienza e giovani della metropoli di diffonderla fuori dalle nostre mura. Queste iniziative permettono a molti giovani di crescere e di esprimersi liberamente. Fuori, “nel mercato”, queste persone sono completamente escluse. Fuori, c’è speculazione e profitto grazie alle nostre iniziative c’è cultura e libertà di espressione.
Pensiamo che le attività che portiamo avanti, investendo tempo ed energie, siano un patrimonio da tutelare soprattutto di fronte ad istituzioni universitarie e non incapaci di offrire alcunché volutamente asservite alla rincorsa di standard di qualità e di eccellenza spendibili dai privati. Nelle difficoltà che ci circondano riuscire a costruire delle possibilità per i tanti giovani sfiduciati è un elemento da valorizzare. Tanto nell’organizzare concerti, tanto nel diffondere lo sport popolare, tanto nel costruire cicli di conferenze. I progetti che abbiamo in testa sono tanti. L’università, negli ultimi due anni, pur riconoscendo il valore delle attività, si è mostrata sorda. Per avere l’autorizzazione di occupare il suolo pubblico della Sapienza bisogna chiedere il “permesso” al Comune.
Ci chiediamo come un collettivo di semplici studenti possa permettersi di perdere mesi appresso ad infinite e costose pratiche burocratiche.
Oh, non siamo grandi imprese: non lo vogliamo essere! Non abbiamo una lira noi!
Ci chiediamo come la Sapienza possa definirsi “autonoma” ma, allo stesso tempo, debba chiedere il permesso al Comune per organizzare eventi all’interno del perimetro dell’università.
Vogliamo ancora una volta ringraziare tutte le persone che si sono spese per questo festival, gli artisti e tutti coloro che hanno partecipato. Continueremo a far vivere gli spazi della nostra università, continueremo, nella nostra parzialità, a fare ciò che è necessario.
Se le istituzioni ci riconosceranno saremo disponibili a parlare con loro. Altrimenti sappiamo cosa fare.
La nostra generazione è abituata a vedersi chiudere le porte in faccia.
Al loro deserto opporremo sempre la nostra creatività e la nostra voglia di fare.
Noi abbiamo fatto una scelta: lottare per cambiare le cose!
Non ci interessa chi, dall’alto del suo nulla, commenta dei piccoli frammenti, ignorandone l’immagine complessiva.
Difendiamo le iniziative sociali e culturali, difendiamo l’autogestione!
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