SCUOLA DI ITALIANO PER STRANIERI:
Lunedì 18:00-19:30
Giovedì 18:50-20:20
Monday 18:00-19:30
Thursday 18:50-20:20
Corso di italiano gratuito. Non sono richiesti documenti.
Cours d’Italien gratuit. Pas besoin de documents.
Free Italian course. No documents required.
Curso de italiano gratuito. No se necesitan papeles.
Δωρεάν Μαθήματα Ιταλικών. Δεν απαιτούνται έγγραφα.
دورة الايطالية مجانية
لا المستندات المطلوبة
Бесплатный курс итальянского. Документы не требуются.
नि: शुल्क इतालवी पाठ्यक्रम. कोई दस्तावेज़ की आवश्यकता नहीं है.
Spazio Sociale Ex 51 – Via Bacciarini 12, Roma
Metro A – Valle Aurelia
Treno: FM3 Roma – Viterbo fermata Valle Aurelia
In macchina dal Grande Raccordo Anulare, uscire all’uscita 1 (Via Aurelia SS1), direzione centro – Città del Vaticano.
Per info:
ex51@autistici.org
Pagina Facebook
Scuola Popolare Ex 51 – Valle Aurelia
Presentazione del progetto scuola di italiano
«Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si educano insieme, con la mediazione del mondo.» (Paulo Freire, pedagogo)
Nella società del profitto universale, le buone azioni diventano tutto men che rivoluzionarie. Sostenuta da una mitologia all’acqua di rose che va dal sempreverde “buon selvaggio”, retaggio di un pietismo cattolico e caritatevole, all’immigrato “disinteressato”, l’integrazione istituzionale, tra patenti a punti e centri di detenzione, diviene un affare per i professionisti della carità.
Del resto, nonostante integrazione abbia un significato piuttosto chiaro in italiano (De Mauro la definisce come “aggiunta che colma una mancanza”), in burocratese vuol dire completa sottomissione dell’immigrato a usi, costumi e buoi del Bel Paese nostro.
Questa scuola di italiano per stranieri è, in primo luogo, un’occasione per riflettere sulla lingua come strumento di creazione di significati condivisi e, dunque, di spazi di socialità e autonomia. La lingua infatti, o la sua mancata conoscenza, diventa troppo spesso bieco strumento di oppressione. Il lavoratore che non parla italiano non può avvalersi neppure dei più elementari strumenti di solidarietà e aiuto reciproco e diventa prototipo del cittadino globalizzato che si rivolge ai suoi dissimili per la sola soddisfazione di necessità materiali.
In tale condizione di oppressione, tante, troppe persone passano ogni giorno della loro vita al lavoro, sperando di accumulare quantità di denaro sufficienti a qualche forma di riscatto, confidando che possedere beni materiali li possa liberare da quella sensazione di insoddisfazione costante che sentono crescere giorno dopo giorno. Tutto gira intorno al lavoro: anche le relazioni sociali, che necessariamente ogni uomo e ogni donna intessono nella propria vita, si riducono ad un rapporto individuale con il proprio sfruttatore.
Opporsi a questo sistema alienante e profondamente ingiusto significa cominciare a liberare il proprio tempo dai rapporti di subordinazione che caratterizzano tutta la nostra vita. Determinare e ricostruire spazi di autonomia, acquisire strumenti di conoscenza e consapevolezza e intrecciare relazioni sociali orizzontali e significative, sono per noi pratiche rivoluzionarie che vogliamo esercitare per riappropriarci realmente delle nostre vite.
La condivisione della lingua, la sua riappropriazione come momento di socialità in un contesto di atomizzazione selvaggia e precaria, è prima di tutto un servizio al nostro buon vivere, un bene comune da rivendicare.
Integrazione, in questa lingua liberata, non è sinonimo di Quadro Comune Europeo, L2, Certificazione Italiano Lingua Straniera.
Integrazione è dare al migrante che non parla italiano la possibilità di uscire dallo stretto giro della comunità d’origine e a quello che parla già, un lessico in grado di sviluppare relazioni non prettamente lavorative e di scopo.
Integrazione è offrire accesso alla realtà italiana, fuori da cartoline e reality show, nelle sue mille sfaccettature, aprendo la stessa al cambiamento.
Integrazione come spazio di autonomia, condivisione, orizzontalità: tanto per chi apprende una nuova realtà, quanto per chi la vive senza aver avuto mai il tempo di valutarla con sguardo critico.
La scuola di italiano, primo tassello di una costituenda Scuola Popolare, vuole essere un luogo di costruzione di momenti di collettivizzazione e riappropriazione, che veda nei migranti e nei volontari, soggetti egualmente protagonisti e promotori. Lontani dall’idea romantica di educare il buon selvaggio, o da quella caritatevole del guadagnare conoscenza dalla condivisione pietosa delle disgrazie altrui, con questo progetto proveremo ad elaborare strumenti di autonomia. Ripartendo da uno spazio sottratto alla speculazione e restituito alla città, rivendichiamo l’ambizione a costruire percorsi che nel deserto della metropoli aggreghino e restituiscano alla socialità individui altrimenti sempre in balia delle crisi come delle euforie dei mercati. In un luogo dove gli oppressi e le oppresse dalla precarietà, dalla mancanza del diritto all’abitare, dal maschilismo, dalla monetarizzazione delle conoscenze e delle relazioni, si organizzano e si dotano di strumenti per liberarsi, vogliamo aprire questo nuovo spazio d’incontro, di scambio, di riappropriazione dell’umanità senza la quale nessun cambiamento, nessuna liberazione son possibili.